Eneagramma Gestalt (Parte prima)
L’eneagramma: dalle sue origini alla sua applicazione
L’eneagramma viene dal greco ennea, nove e gramma, segno. È un diagramma a forma di stella a nove punte. È un modello appartenente alla tradizione del sufismo, che lo applica in generale allo sviluppo della cosmologia e alla corrispondente evoluzione della coscienza umana. È un simbolo universale, attraverso cui è possibile interpretare ogni scienza. È un sistema altamente articolato, paragonabile all’albero della vita della cabala, al quale in effetti si sovrappone in più punti. L’eneagramma arriva in Occidente attraverso l’opera di Gorge Ivanovich Gurdjieff, un maestro spirituale dallo straordinario magnetismo. L’idea di Gurdjieff è che la scienza dell’eneagramma è stata tenuta per molto tempo segreta, ma che ora è più accessibile alla comprensione di tutti, anche se solo in modo incompleto e teorico, tanto che rimane praticamente inutilizzabile a chi non sia stato istruito da qualcuno che ne abbia piena competenza.
“Nel suo Istituto per lo sviluppo armonioso dell’uomo Gurdjieff aveva disegnato sul pavimento una stella a nove punte. Gli studenti si disponevano sulla circonferenza che univa i nove punti e sulle linee 1-4, 2-8. 5-7 ed effettuavano movimenti molto complessi che rappresentavano i rapporti tra punti. Ci sono testimonianze di studenti che descrivono il senso di profondo ritmo interiore, costituito dall’avvicendarsi di pause e movimenti, prodotto dal danzare materialmente i rapporti tra i punti e le linee dell’eneagramma.” (Helen Palmer, “L’eneagramma, la geometria dell’anima che rivela se stessi” , Roma, Astrolabio, 1996, p 21-23)
Negli insegnamenti di Gurdjieff l’Eneagramma appare quindi come una “mappa umana dinamica” di cui servirsi per ritrovare in se stessi l’armonia e il ritmo della creazione. La personalità viene considerata come qualcosa da mettere da parte per procedere verso una conoscenza più alta.
La pratica dell’eneagramma difficilmente avrà efficacia se prima non si sarà condotto un approfondimento del proprio tipo allo scopo di arrivare ad una autentica crescita personale.
Il metodo del risveglio
Attraverso il “metodo del risveglio” Gurdjieff vuole portare i suoi studenti ad individuare dentro di sè il proprio “tratto” o caratteristica fondamentale.
Il “tratto” o carattere viene visto come la personalità acquisita attraverso l’educazione e il condizionamento ambientale ed è qualcosa che distoglie da quella natura essenziale che ciascuno possiede, dove risiedono tutte le potenzialità umane. Lo scopo del lavoro di Gurdjieff sembra essere quello di liberare i suoi studenti dal peso della personalità acquisita (o carattere) in modo che possano sfruttare appieno tutte le potenzialità umane.
Cos’è il carattere nella psicoterapia della Gestalt
Del resto anche la parola carattere deriva dal greco carasso che significa scolpire. Carattere si riferisce alla parte che rimane costante della persona, perché le si è scolpita dentro, e ai condizionamenti comportamentali emotivi e cognitivi.
Se agisce sulla base del carattere in modo automatico l’individuo non è più libero di scegliere e avvia una serie di azioni e reazioni senza poter ascoltare l’organismo nella sua totalità e senza poter considerare la situazione del momento in maniera creativa.
“Così stando le cose, la vita non è guidata dall’istinto, ma dal perdurare di una precoce strategia adattiva che lotta contro l’istinto ed interferisce con la saggezza dell’organismo nel senso più ampio del termine.” (Claudio Naranjo, “Carattere e nevrosi”, Roma, Astrolabio, 1996, pag. 30)
Da Gurdjieff a Naranjo, i due “fondatori” del lavoro sull’eneagramma
Nel 1970 le idee sufi trasmesse da Gurdjieff furono riprese da Ichazo, che le presentò nel suo programma psicospirituale nel deserto cileno, presso la città di Arica. Ichazo aveva messo a punto alcuni esercizi per sviluppare i “tre cervelli” cioè i tre tipi di intelligenza cha Gurdjieff chiamava mentale, emotiva e istintuale. Nella città di Arica tra i cinquanta nordamericani presenti c’erano John Lilly, Joseph Hart e Claudio Naranjo. Il fatto principale fu la corretta collocazione di Ichazo dei tipi entro la stella a nove punte.
FIGURE 2
Il lavoro di Ichazo: le caratteristiche dei Nove Tipi iniziano a delinearsi
L’eneagramma di Ichazo presentava la difficoltà di essere costruito soltanto su una delle tante caratteristiche dominanti dei tipi, e inoltre il suo linguaggio non si adattava alla terminologia psicologica.
“Questa lacuna fu colmata da Claudio Naranjo, uno psichiatra cileno che aveva partecipato all’Arica training e che contestualizzò l’eneagramma nel pensiero psicologico. Secondo me, il suo lavoro costituisce il completamento dell’insegnamento di Gurdjieff e degli sviluppi di Ichazo. Senza questo adattamento alla tipologia occidentale, l’eneagramma apparterebbe ancora al regno del mistero.” ( Helen Palmer, “L’eneagramma, la geometria dell’anima che rivela se stessi” , Roma, Astrolabio, 1996, pag 56)
In “nevrosi e carattere” Claudio Naranjo presenta l’ipotesi che il nostro conflitto di base, e il modo fondamentale di essere in disaccordo con noi stessi, nascano da un’interferenza con l’autoregolazione organismica operata dal carattere.
Secondo l’autore:
“Il carattere, definito come una cristallizzazione difensiva della fluidità naturale, risulterebbe dall’inflazione e cronicizzazione di una funzione psichica” (Paolo Quattrini, “Carattere e quotidianità”, art. in “I disagi dell’amore”, numero 44/45 della rivista Informazione Psicologia, Psicoterapia E Psichiatria, pag 16).
Le funzioni predominanti nel carattere e nell’eneagramma limitano le possibilità di autorealizzazione e autoregolazione dell’organismo
In ciascun tipo diventa predominante una delle nove funzioni. Le funzioni psichiche anziché convivere pacificamente in modo democratico vengono tiranneggiate da una di loro che s’impossessa del potere, diventa ipertrofica ed esageratamente grande. La funzione tiranna condiziona anche la percezione della realtà dell’individuo che abita e si crea un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
“Se una funzione rimane in primo piano più del necessario, si altera infatti quell’autoregolazione che non solo permette all’organismo la vita, ma anche la libertà. A quel punto non si vive più per vivere, ma si vive per la funzione, come quelli che tenevano la macchina per passare la domenica a lavarla.
Essere asserviti ad una funzione significa non avere più un organismo per fare quello che si vuole, ma essere un organismo al servizio di quella funzione. Il problema del carattere è insomma il problema della libertà.” ( intervento di Paolo Quattrini in “Incantesimi portatili” di Andrea Fortina, Edigraf / Formello, Roma, 2004).
Sembra chiaro quindi che l’individuo è come intrappolato nella funzione dominante del carattere e non riesce a sfruttare a pieno il suo potenziale umano nell’incontro con l’ambiente.
La funzione dominante farà emergere sempre lo stesso bisogno senza distinguere lo sfondo e il contesto in cui l’organismo si trova.
A causa del carattere l’individuo perderà la capacità di autoregolarsi. E con autoregolazione organismica s’intende un sistema di organizzazione basato sull’emergere dei bisogni che sorgono dal contatto con l’ambiente.
Una funzione psichica che rimane troppo a lungo in primo piano diventa inamovibile.
Allo stesso modo non è possibile cambiare il proprio carattere che è frutto di modalità messe in atto fin dai primi istanti di vita.
Ciò che è possibile è ridimensionare la funzione dominante in modo che riemergano i veri bisogni dell’organismo e che ci si possa servire della nostra creatività per realizzare le nostre intenzioni di momento in momento.
Attraverso lo studio degli enneatipi e lavorando su di sé per la conoscenza del proprio enneatipo è quindi possibile smorzare un po’ la forza della funzione predominante e ristabilire in parte la democrazia.