La psicoterapia di gruppo ad orientamento gestaltico
Ci tengo a precisare che come psicologa e psicoterapeuta Gestalt sono specificatamente formata per lavorare coi gruppi.
Questo vuol dire che ho sperimentato su di me molteplici esperienze di psicoterapia gestaltica di gruppo, che potevano essere serate, week end o settimane (residenziali) dove mi trovavo costantemente in una dimensione di gruppo.
Non credo sia possibile proporre questo tipo di lavoro senza prima averlo sperimentato su di sé.
I miei maestri e formatori facevano addirittura delle “maratone” di psicoterapia di gruppo condotte dai loro formatori e maestri.
Per me noi Gestaltisti non potremmo definirci “psicoterapeuti della Gestalt” se non fossimo capaci di lavorare coi gruppi e condurli, è una nostra specificità che ci contraddistingue.
Le basi e le regole della psicoterapia di gruppo ad orientamento gestaltico
Lo spazio del gruppo offre la possibilità agli individui che ne fanno parte di sperimentarsi in un contesto protetto.
Infatti ciò che emerge dal gruppo non può essere raccontato altrove e questo viene esplicitato all’inizio.
Inoltre tutti i partecipanti ai gruppi sono invitati ad osservare alcune regole, prima tra tutte quella di sospendere il giudizio nei confronti degli altri. E questo può avvenire creando un contesto dove la comunicazione avvenga a livello sopratutto di risonanze emotive e creando così un ambiente empatico e collaborativo, che sollecita la comprensione reciproca.
Come si articola una psicoterapia di gruppo
I lavori che si possono fare nella psicoterapia di gruppo ad orientamento gestaltico e che ho sperimentato sono davvero infiniti: visualizzazioni e fantasie guidate, ascolto del corpo ed attivazione sensoriale ed emozionale dell’organismo, drammatizzazioni, lavori sui propri miti e le proprie figure di riferimento, lavori sul sogno, meditazioni guidate, lavori sul rapporto tra uomo e donna….
In queste infinite possibilità che possono essere scelte a priori dal conduttore o possono emergere spontaneamente dai partecipanti come bisogno chi conduce considera il gruppo come organismo, come sfondo, come campo di condivisione delle esperienze, senza perdere d’occhio gli individui che lo compongono: sia i soggetti che man mano si esprimono ed emergono di più, creando varie figure e forme, sia i soggetti che rimangono più silenziosi e sullo sfondo, che fanno parte tanto quanto glia altri di questo campo e processo che il gruppo crea.
Quindi lo psicologo e psicoterapeuta Gestalt per lavorare bene col gruppo deve tener conto sia dei singoli partecipanti sia del gruppo nel suo insieme, e aver sempre presenti questi due aspetti, in modo da poter favorire l’autoregolazione del gruppo e l’integrazione in esso delle singole specificità e individui che lo compongono.
Nella psicoterapia di gruppo ad orientamento gestaltico non si può non lavorare su di sè
A volte può accadere che nei percorsi di gruppo con uno psicologo e psicoterapeuta Gestalt un individuo si offra di lavorare individualmente su di sè. Possono così nascere dei lavori che possono coinvolgere anche altri partecipanti, ovviamente solo se si ottiene il loro consenso a partecipare.
Se il gruppo è molto numeroso (massimo 16-17 persone), ci sarà sempre chi assisterà al lavoro.
Sarà comunque una partecipazione anche in questo caso perchè molto spesso mi è capitato di constatare che chi aveva osservato il lavoro di un altro partecipante veniva così coinvolto e attivato da aver bisogno di lavorare a sua volta su di sé e quindi si veniva a formare una sorta di catena di lavori. Questo riguarda sempre il fenomeno del campo in cui il processo di gruppo è immerso, per cui si trovano sinergie, sincronicità e connessioni quasi “magiche”, e misteriose, e curiose tra una persona e l’altra.
In ogni caso anche quando in un processo di gruppo non si lavora su di sé, il lavoro degli altri ha sempre un qualche impatto emotivo su di sé, per cui alla fine si lavora sempre su di sé, anche semplicemente osservando e partecipando senza esporsi in prima persona.
I feedback nella psicoterapia di gruppo ad orientamento gestaltico
Chi non partecipa attivamente al lavoro di gruppo viene comunque invitato (e non obbligato) a dare, se vuole, il suo feedback emotivo riguardo a ciò che prova e sente per quello che sta succedendo; cosa riguarda e cosa ha a che fare con la sua vita attuale quanto sta emergendo?
E cosa può scoprire di prezioso per sè? Cosa si può portare a casa ogni singolo membro del gruppo da quell’esperienza, anche se non ha lavorato in prima persona?
Le stesse domande valgono anche per chi partecipa più attivamente.
Quando il conduttore è capace di lasciare spazio al gruppo….
Per lo psicologo e psicoterapeuta che conduce è importante secondo me lasciare molto spazio al processo di gruppo, intervenendo qua e là per poterlo rendere più consapevole ai partecipanti.
Questo significa aver chiaro cosa si intende proporre al gruppo e al tempo stesso, mantenendo sempre viva e attiva l’attenzione al processo di gruppo, poter stare con ciò che dal gruppo emerge, accogliendo i bisogni sia del gruppo che delle singole persone che ne fanno parte.
Per il conduttore è come poter ampliare la capacità di saper improvvisare, non a casaccio, ma sulla base delle note e degli accordi e dell’armonia che il gruppo esprime fin dal suo primo incontro.