L’attacco di panico in generale
L’attacco di panico è un’esperienza terribilmente angosciante e traumatica e dolorosa. Quando insorge la prima volta di solito accade all’improvviso, senza una ragione specifica, e spesso chi l’ha vissuto se lo ricorda molto bene e ha paura che possa riaccadere da un momento all’altro.
Il “vissuto” dell’attacco di panico
Chi me l’ha raccontato mi ha parlato di un’esperienza emotivamente molto forte, posso dire “sconvolgente”, caratterizzata da un forte senso di angoscia legato alla paura di morire in quel momento, unita a potenti sintomi fisici come tachicardia e palpitazioni come se si avesse un infarto, dolore al petto, e sensazioni di fame d’aria e di soffocamento.
Se gli attacchi di panico si ripetono nel tempo possono insorgere anche altri sintomi tra l’uno e l’altro, come sensazioni di derealizzazione e depersonalizzazione, vertigini, nausea, tristezza., tremori..
Le emozioni nell’attacco di panico
L’attacco di panico è quindi collegato al suo parente più stretto: la paura, il panico ha una caratteristica un po’ diversa dalla paura, è totalizzante, paralizzante, come una paura della paura che non si può auto monitorare e controllare.
In più la paura spesso riguarda un pericolo reale, o un’esperienza traumatica precedente, per esempio posso aver paura di inciampare e cadere quando cammino perchè magari mi è già successo.
Nell’attacco di panico la paura non riguarda un pericolo reale, è collegata a situazioni di disagio interno che stiamo vivendo, alle innumerevoli paure infondate, stati fobici, pensieri e fantasie catastrofiche in cui intrappoliamo noi stessi tutti i giorni.
Cosa può volerci comunicare l’attacco di panico: come lavorare in psicoterapia con questo disturbo
Spesso secondo me attraverso l’attacco di panico il corpo urla e impone il disagio esistenziale che l’organismo sta vivendo: è come se situazioni che si protraggono uguali a se stesse oltre a qualsiasi capacità di sopportazione da parte dell’organismo nella manifestazione dell’attacco di panico esprimessero la paura del cambiamento e al tempo stesso anche la necessità di cambiare.
Per me è come se guardare al sintomo dell’attacco di panico significasse guardare a due forze contrapposte presenti nell’organismo allo stesso momento: il bisogno di mantenere le cose come stanno, il bisogno di sicurezza, e il bisogno di un cambiamento importante e radicale.
Quindi nella terapia della Gestalt quando si presenta questo sintomo è importante sostenere il paziente ad avere il coraggio di guardarsi in faccia e di chiedersi qual’è il cambiamento che vuole affrontare, e in quale direzione vuole andare per migliorare la qualità della sua vita ed essere più soddisfatto di sé e poter dare più “senso” alla sua esistenza.
E quindi aiutare il paziente a comprendere i motivi profondi del sintomo, facendo un lavoro sulla consapevolezza di pressioni e di scontenti di cui magari non si è accorto.
Per dare sostegno è quindi importante ascoltare il sintomo, e quindi poter dare possibilità espressiva nella relazione terapeutica a tutte le paure, fantasie catastrofiche e stati fobici che possiamo vivere.
L’importanza dell’ascolto del corpo
C’è un modo molto corporeo di ascoltare il sintomo: di lavorare col respiro, e con l’ascolto corporeo di ogni minima sensazione e sfumatura emotiva, per poter sentire e riconoscere nel corpo i primi segnali della paura prima che si scateni il panico, in modo da poterlo come “prevenire”.
Tutto ciò può aiutare a ritrovare il coraggio di cui parlavo prima, il coraggio di cambiare, e per me il coraggio non è eliminare la paura: è poter muoversi con essa, non farsi bloccare da essa, ritrovare la propria creatività, i propri desideri, la voglia di realizzare i propri sogni.