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Immagine Paola Carosio sinistra
Immagine Paola Carosio psicologo a Torino
Paola Carosio psicologi Torino

Presentazione generale di me

In questa sezione vi darò delle informazioni su di me e sulla mia attività in modo che possiate farvi un’idea del mio percorso formativo, che comunque sempre si abbraccia e si intreccia, soprattutto in questo lavoro, con la vita privata.
Per questo mi preme dirvi che nel mio lavoro, così come nella mia vita, ho sempre cercato nuovi stimoli che stuzzicassero la mia creatività e il mio sentire.
Io non riesco a fare il mio lavoro di psicologa e psicoterapeuta se non sono sinceramente attratta e incuriosita da chi a me si rivolge.
E questo per me significa anche un impegno costante per non far spegnere la fiamma della passione per il mio lavoro, che tengo viva in vari modi, così come si può tener viva anche per tutta la vita la fiamma dell’amore per qualcuno.

Dove nasce la “vocazione” per il lavoro di psicologa e psicoterapeuta

Il mio interesse per la psicologia nasce da lontano, da una ricerca che feci alle medie sull’India, che esplorai con un taglio particolarmente introspettivo, psico-sociale, per cui i miei professori mi consigliarono già allora di fare la psicologa.
E da allora immaginai che la mia strada potesse essere quella di studiare psicologia, e poi aprirmi uno studio.
Inoltre alle superiori (liceo classico Cavuor di Torino) ero molto appassionata sia di letteratura italiana che di filosofia, ma non immaginavo sbocchi concreti di lavoro se all’università avessi fatto lettere o filosofia.
Invece studiando psicologia mi sembrava di fare la scelta giusta, come se potessi metterci dentro in questa facoltà anche la passione per gli studi umanistici.
E in effetti fu proprio così: fortunatamente la facoltà di psicologia a Torino all’epoca era di stampo umanistico, oltre che scientifico.

I primi anni dopo la laurea in psicologia

Mi laureai nel 1999 con una tesi in psichiatria sul confronto tra i servizi psichiatrici territoriali italiani e francesi, voto:109/110.
Il mio interesse sulla situazione psichiatrica territoriale torinese era nato in seguito ad un’esperienza pratica guidata nel servizio psichiatrico dell’Asl 1 di Torino, dove avevo incontrato ex degenti dell’ospedale psichiatrico di Collegno e Grugliasco che mi avevano raccontato la loro esperienza in manicomio.
L’incontro con loro fu molto forte per me a livello emotivo e ricordo che mi colpì soprattutto la profonda “umanità” che per me scaturiva da queste persone.
In seguito lavorai al Torino Progetto per la cooperativa Progetto Muret e per circa un anno mi occupai di utenti psichiatrici che vivevano da soli in vari appartamenti nel centro di Torino, era un lavoro come operatrice psichiatrica dove intervenivo sia livello psicologico che pratico per aiutare e sostenere queste persone nella loro quotidianità.

L’avvicinamento alla psicoterapia della Gestalt

Mentre lavoravo a Torino come operatrice di comunità terapeutiche cominciai la scuola di specialità in psicoterapia della Gestalt all’Istituto Gestalt Firenze (IGF) con sede a Roma e Firenze. Mi spostai da Torino perchè ancora non sapevo dell’esistenza della Scuola Gestalt Torino (SGT), con cui ora sono in contatto e a cui mi sento anche di appartenere, e poi anche perchè viaggiare e andare “fuori dal seminato” mi è sempre piaciuto e penso possa servire ad aprire la mente.
Scelsi di specializzarmi in psicoterapia della Gestalt perchè dopo il primo incontro con Paolo Quattrini, dopo aver sperimentato di persona questo approccio e questa scuola per tre giorni nel primo week end di formazione mi sembrò che tutto il mio studio e la passione che sentivo per la psicologia, la scienza e l’aspetto umanistico finalmente potessero concretizzarsi in un apprendimento pratico che riguardava sia il mio lavoro che la mia vita.
Fu un amore a prima vista l’incontro con la psicoterapia della Gestalt, e un’esperienza che, una volta iniziata, mi cambiò e da cui non potei tornare indietro e non posso tuttora farlo perchè credo molto nel valore di questo approccio alla psicoterapia e alla vita in genere.
In più mentre facevo la scuola mi trasferii a La Spezia per un anno e mezzo dove con un’altra cooperativa lavorai come operatrice per gestire lo spazio gioco di Follo e un progetto di prevenzione alle tossicodipendenze con gli adolescenti a Spezia.
In seguito tornai a Torino dove ripresi in parte il lavoro con gli utenti psichiatrici e in parte lavorai sempre come operatrice con i disabili a Collegno.
Nel frattempo terminai il percorso di formazione come psicoterapeuta Gestalt nel 2005 e fu un’esperienza che mi portò a crescere in genere, a conoscermi meglio e soprattutto a sentirmi pronta a fare il mio lavoro da un punto di vista pratico.
Mentre l’Università mi aveva formata a livello teorico, la scuola di specialità mi aveva formata per poter lavorare con le persone vere, in carne ed ossa.

Gli anni di formazione dopo il conseguimento del diploma in psicoterapia della Gestalt: dalla formazione al lavoro come psicologa e psicoterapeuta

Dal 2005 al 2010 avviai con la collega Dr.ssa Barbara Addario un progetto di “teatro dell’anima” con gli studenti di una scuola professionale ad indirizzo “classico” di Milano.
Fu un progetto complesso e molto stimolante, dove coi ragazzi conducemmo degli incontri di espressione creativa del sé, collegandoci a ciò che studivano: l’odissea, la gerusalemme liberata, le fiabe in genere.
Il nostro obiettivo era di far sì che attraverso il personaggio di un mito o di una fiaba, i ragazzi esprimessero e dessero voce a varie parti di sé, quindi il personaggio era un po’ una traccia da seguire per facilitare l’espressione di sé, dei propri vissuti, delle proprie emozioni.
E parlare del personaggio in gruppo e anche metterlo in scena ci sembrava più semplice per i ragazzi rispetto a mettere in scena direttamente se stessi, il personaggio faceva un po’ da filtro e funzionava.
Inoltre di ragazzi il gruppo era in un contesto protetto, dove veniva privilegiata la comunicazione delle emozioni, cercando di sabotare ogni tentativo di giudizio, e questo fece sì che gli insegnanti ci raccontassero che grazie al nostro lavoro si erano create tra i ragazzi delle relazioni e collaborazioni più profonde e si vedeva la differenza tra chi aveva partecipato al laboratorio del teatro dell’anima e chi non l’aveva fatto (il gruppo di ragazzi era un’interclasse composta da vari allievi di varie classi).

L’inizio dell’attività nello studio di via Po 52 a Torino

Contemporaneamente a questo progetto nel 2008 avviai lo studio di via Po 52 in cui lavoro ancora attualmente.
Posso quindi dire di avere un’esperienza decennale nella conduzione di gruppi, così come nella conduzione di sedute individuali e di coppia.
Dal 2008 ad oggi ho avuto esperienza di numerose psicoterapie individuali, di coppia e di gruppo, non sono mai stata ferma e il mio lavoro si è arricchito della mia esperienza professionale, ho avuto a che fare con molti esseri umani diversi, molteplici situazioni e contesti, e ho potuto così affinare il mio stile personale, al di là delle varie tecniche.

Il lavoro attuale di psicologa e psicoterapeuta Gestalt e la formazione continua e permanente

Nel corso degli anni il mio modo di lavorare è cambiato e attualmente sento che ho meno bisogno di affidarmi a chissà quali tecniche come quando ero più giovane perchè ho affinato la qualità del mio sentire e la mia capacità di ascolto empatico (vedi articolo “Sto con te: l’empatia nella relazione d’aiuto).
E’ un po’ come un percorso che dà i suoi frutti man mano che procede.
E in questo processo come dicevo all’inizio non mi sono mai fermata, ho sempre cercato nuovi stimoli: corso di Ipnosi Eriksoniana nel 2011, e di programmazione neuro linguistica (PNL) nel 2012, e infine, in questi ultimi 2 anni, 2014 e 2015, un corso di Gestalt Organizations, per lavorare come consulente e psicologa e psicoterapeutra Gestalt nelle organizzazioni pubbliche e private e nelle aziende.
Posso dire che proprio quest’ultimo percorso, unito a quello di supervisione con una terapeuta che stimo moltissimo, la dr.ssa Mimma Turco, mi hanno portata negli ultimi anni ad essere sempre più attratta alla forma e ai suoi processi, più che ai contenuti, al “come, più che al “cosa” o al “perchè”.
E inoltre credo che entrambi i percorsi mi abbiano dato la possibilità di sperimentarmi con una qualità di “presenza” diversa nel mio lavoro, molto attenta all’ascolto, al processo, al lasciar fiorire e maturare ciò che già c’è senza né spingere né direzionare in alcun modo il destino altrui, fiduciosa nella capacità di autoregolazione del proprio destino che ciascuno di noi possiede e che pertanto a tutti può manifestarsi se gli concediamo il tempo e l’opportunità perchè fiorisca ed emerga da dentro.
Un po’ come un parto naturale, ce ne sono alcuni velocissimi, altri dove il travaglio dura infinite ore….compito dell’ostetrica è accompagnare la partoriente affinchè alla fine partorisca, così come il compito dello psicologo e psicoterapeuta è di accompagnare il cliente/paziente verso una forma nuova, a volte aspettando, a volte intervenendo per poter ispirare nuovi movimenti e processi, dentro una relazione (quella psicologo-paziente) sempre molto viva, attiva e dinamica, dove ciascuno dei due interlocutori ha le sue responsabilità.