Le forme della paura
Come psicologa e psicoterapeuta della Gestalt io lavoro molto con le emozioni e mi è capitato di incontrare spesso la paura nelle sue più svariate forme: imbarazzo, ansia, preoccupazione, tensione, timore, timidezza, blocco etc etc…
Le emozioni sono come tasti dell’anima
Tutte le emozioni sono come tasti dell’anima che suonati insieme compongono una sorta di melodia polifonica della vita di ciascuno.
Anche le emozioni più “scomode”, come la paura, possono essere suonate ed ascoltate dall’organismo nella sua interezza.
Lo psicologo e psicoterapeuta può essere considerato come l’accordatore di questi meravigliosi strumenti del corpo che sono le emozioni, e può aiutare il paziente a sentire fino a dove premere il tasto dell’emozione, con quale intensità o leggerezza suonarlo perché possa meglio risuonare nelle corde della sua anima e perché possa stonare meno ed integrarsi in un’unico insieme armonioso.
Seguendo questa metafora lo psicologo e psicoterapeuta non tratta le emozioni come qualcosa da gestire, il che a me rimanda un’immagine fredda e asettica.
Le tratta come se fossero un flusso vivo, che va sentito ed ascoltato, non solo nell’insieme ma anche nelle sue risonanze e sfumature.
Le emozioni per lo psicologo e psicoterapeuta vanno innanzitutto conosciute e riconosciute, questo è il primo passo per potersele fare un po’ amiche, soprattutto emozioni complesse come la paura.
A cosa serve la paura e come si trasforma
La paura é un’emozione che serve per riconoscere un pericolo.
Se vivessimo come i nostri avi a stretto contatto con la natura e in continua lotta per la sopravvivenza la paura ci servirebbe a indicarci un pericolo, di fronte al quale possiamo scegliere fondamentalmente due risposte: o di affrontarlo, con tutta l’energia e la forza che abbiamo e quindi di ad-agredirlo, andare verso di esso, quello che si chiama l’attacco. Oppure possiamo scegliere di scappare e allontanarci da esso il più in fretta possibile, quello che si chiama “la fuga”.
Nel caso dell’attacco la paura si trasforma in rabbia, eccitazione, e ciò serve per agire e reagire.
Nel caso della fuga è come se battessimo in ritirata, anche qui scegliamo un’azione che però ha un’altro sapore, gusto e umore.
Dopo una lunga corsa per sfuggire al pericolo, se riusciamo a salvarci, avremo bisogno di riposarci, di riprenderci e in qualche modo di “consolarci” dal fatto che non l’abbiamo avuta vinta sul pericolo.
In questo caso la paura si trasforma così in dolore, un dolore che va appunto “consolato”.
In senso lato quindi, nelle nostre piccole e grandi lotte intraspsichiche quotidiane è importante prima di tutto riconoscere che stiamo sentendo paura per qualcosa, anche se può apparirci strano o bizzarro o inaccettabile.
Di cosa posso aver paura?
C’è chi ha paura delle folle, chi dei piccioni, chi dei ragni, chi di stare in casa da solo, chi di guidare, chi soffre di vertigini e ha paura delle altezze, etc etc…a volte ci sono uomini che hanno paura di avere relazioni con le donne e viceversa donne che hanno paura degli uomini.
In parole povere, sto dicendo che è importante riconoscere prima di tutto che ho paura e poi essere consapevole di che cos’è che ho paura.
La paura ha sempre un oggetto, come tutte le emozioni, e a volte se quest’oggetto non viene riconosciuto si può instaurare una spirale per cui la paura aumenta fino ad autoalimentarsi: è così cominciata la paura della paura, con tutta l’angoscia che comporta.
(NOTA: L’angoscia posso qui esplicitarla come una sorta di “strettoia” che produce un effetto di soffocamento a livello della gola, del petto e del respiro e che quindi puó essere la conseguenza del trattenere e comprimere le emozioni e le loro infinite sfumature.)
Come posso farmi “amica” la paura?
Per farci amica la paura, in modo che possa essere nostra alleata quando ci muoviamo nel mondo, diventa secondo me imprescindibile essere profondamente in contatto col corpo.
È qui, nel corpo, che passano tutte le informazioni sensoriali dell’organismo e sono segnali preziosi che precedono la formazione del pensiero. I tessuti, i muscoli e le ghiandole del corpo contengono una memoria molto più potente di quella degli emisferi cerebrali.
Purtroppo noi usiamo il potenziale del corpo solo in minima parte, perlopiù in un modo che è collegato all’organo di senso maggiormente sviluppato nella nostra società: la vista.
Se chiudiamo gli occhi e ci soffermiamo ad ascoltare il corpo mentre respira possiamo piano piano riattivare anche gli altri organi di senso: sentire che gusto ha quell’evento o quella situazione che stiamo vivendo, che odore ha, puzza o sa di buono?, somiglia a una piacevole melodia o c’è qualcosa che stona?, e sulla nostra pelle com’è? Un contatto delicato e piacevole o qualcosa di duro, ispido è sgradevole?
Infine ha un movimento questa situazione o è fissa e statica?
L’allenamento al “sentire”
Tutte queste informazioni sono contenute nel corpo e nel respiro, se chiudiamo gli occhi e ci ascoltiamo, possiamo allenarci al risveglio dei sensi in un corpo vivo, senziente e che sfrutta di più il suo potenziale.
Questo allenamento al sentire, se praticato molto spesso, può quindi aiutarci a riconoscere le prime avvisaglie di qualsiasi emozione, anche della paura, di cui parlavamo prima.
Per decifrare il messaggio della paura, è fondamentale poterla sentire e poter “stare” un po’ con lei, sentire come cambia il respiro quando la incontriamo, riconoscerne le sfumature e l’oggetto.
Parlo soprattutto della paura perché se ignoriamo questa sensazione essa non scomparirà, anzi si ripresenterà in modo sempre più insidioso, fino a sfociare in attacchi di ansia e di panico, cosa che può davvero compromettere la nostra qualità di vita.
È così anche per gli incubi o i sogni ricorrenti spiacevoli, se non ne comprendiamo il messaggio, è difficile secondo me che svaniscano, anzi può succedere che tornino più forti.
Spesso nella mia esperienza professionale constato che la paura viene ad avvisarci che qualcosa non va nel nostro mondo interno, e spesso ciò che non va è collegato ad aspetti dell’esistenza poco soddisfacenti per noi.
Quindi mi immagino che il messaggio possa essere di prestare attenzione a ciò che non va per andare nella direzione di una vita più soddisfacente e per aumentare la qualità della nostra vita e di conseguenza il nostro benessere.
Altre volte la paura può parlarci di limiti o confini interni che è bene che rispettiamo.
La paura stessa è un’emozione che secondo me richiede rispetto.
Spesso siamo spinti dalla nostra cultura ad affrontare qualunque ostacolo sulla nostra strada, “affrontare e superare le nostre paure, liberarcene per sempre”.
Come psicologa e psicoterapeuta posso dire che non è sempre possibile quest’azione.
A volte è decisamente meglio stare nei propri limiti, non oltrepassarli, semplicemente accettarli.
A volte la “paura” ci insegna anche questo, a rispettarci, prenderci cura di noi stessi e apprezzarci così come siamo.
In ogni caso se con l’aiuto di uno psicologo e psicoterapeuta ci permettiamo di esplorare le nostre paure, cogliendone le sfumature, e standoci a contatto fino a quando non ci è chiaro il messaggio che vogliono trasmetterci, sapremo infine scegliere quale direzione prendere: se “attaccare”, arrabbiarci, smuovere energie per aggredire e modificare la situazione dall’interno, oppure se al contrario “battere in ritirata”, lasciar perdere, mollare la presa, e andare verso altri lidi e nuovi orizzonti.
Entrambe le opzioni sono valide, non ce n’è una più giusta o sbagliata, dipende tutto dalla consapevolezza di come stiamo vivendo quella determinata situazione.
Con l’aiuto di uno psicologo e psicoterapeuta potremo esplorare in profondità la situazione critica e in sospeso che ci tormenta e ci porta via tante energie.
Alla fine di questa approfondita esplorazione, che coinvolge tutte le corde dell’anima, saremo consapevoli delle varie emozioni in essa contenute, la paura, le sue sfumature e tutto ciò che potrà emergere connesso a tali stati d’animo.
A questo punto potremo scegliere verso quale direzione muoverci, ricordandoci che il coraggio non è eliminare la paura, è “muoversi con la paura”.
Stare in contatto con le sensazioni ed emozioni collegate alla paura potrà inoltre attivare l’immaginazione e creare connessioni prima inaspettate, metterci in contatto con risorse contenute dentro di noi e a noi del tutto sconosciute.
Il lavoro con uno psicologo e psicoterapeuta sulle emozioni e sulla paura non solo può orientare verso una direzione e una scelta più chiare e consapevoli, può anche dare accesso a nuove possibilità e cambiamenti prima inimmaginabili.