Scarsa Autostima

Insicurezza per mancanza di autostima
Vedersi con altri occhi
Iniziare a piacersi e prendersi cura di sè

L’autostima: piacere a se stessi

“Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.” (Lucio Anneo Seneca).
Molto è stato scritto e detto sull’autostima e vorrei qui scrivere come la intendo io.
A me la parola autostima non piace molto, mi sembra una parola tecnica inventata dagli psicologi per definire una situazione interna profonda e complessa.
Anziché parlare di autostima preferisco usare altri termini che mi piacciono di più e per me hanno più senso: e parlo del valore, della fiducia, dell’amore che ciascuno può dare a a se stesso.
E’ una questione molto delicata, per nulla scontata, che ha che fare secondo me con la percezione e consapevolezza profonda di se stessi.
E si tratta di un processo che ha radici profonde, che possono risalire fino all’infanzia.

Da dove può nascere la difficoltà di piacere a se stessi?

Quando mi trovo davanti, come spesso mi succede, ad una persona che tende a svalutarsi più che ad apprezzarsi spesso lavorandoci nel percorso terapeutico emergono ricordi ed episodi di “umiliazione” e profonda sofferenza che risalgono all’infanzia.
E sono come dei “segni” che le persone possono portarsi dietro anche in età adulta, per esempio madri, padri, famiglie e insegnanti molto giudicanti per i quali non andava mai bene nulla di ciò che quel bambino o quella bambina faceva, famiglie molto “controllanti”, dove è stato difficile poter esprimere liberamente se stessi.

Sentirsi addosso il giudizio di se stessi e degli altri

Ci sono casi di mancanza di autostima con sfumature più lievi, cioè passa un messaggio del tipo: “non vado bene così come sono, sarò amato/a se farà questo o quest’altro, se diventerò un medico, un avvocato etc etc.
In questi casi più lievi è come se i giudizi, le aspettative e i desideri dei genitori fossero stati “introiettati”, come se li avessimo ingoiati e fatti nostri, per poi renderci conto solo dopo e a distanza di anni che non erano davvero nostri.
Secondo la mia esperienza clinica e professionale il bambino fa di tutto per compiacere i genitori e sentirsi amato.
La percezione di sé e la percezione di sentirsi amati così come si è cominciano molto presto nel bambino.

Come poter intervenire con la psicologia e psicoterapia della Gestalt

Che fare allora?
Un punto di partenza è per me sicuramente lavorare sulla consapevolezza e sul rapporto col giudizio, cioè: sono consapevole di quanto mi giudico? Cosa sento e cosa mi succede quando mi giudico? Che rapporto ho col giudizio? È qualcosa che mi piace? È qualcosa che temo?
Spesso i giudizi degli altri, che siano stati introiettati o meno, si poggiano su un giudizio che diamo noi per primi a noi stessi.
Mi sembra che lavorare sul rapporto col giudizio e col proprio “giudice interiore” possa esser un primo passo per cominciare a fare pace con se stessi, e quindi ad potersi piacere ed apprezzare così come si è.
Collegato a questo ci sono altri lavori molto importanti che si possono fare.

Potersi apprezzare così come si è

Se una persona non si piace così com’è (molti miei colleghi direbbero che ha problemi di autostima) può darsi che si dia molto da fare per sembrare diversa, oppure che immagini che solo facendo chissachè sarà amata, e quindi può darsi che questa persona immagini di doversi spingere oltre i suoi limiti per essere amata.
Questo movimento di andare oltre i propri limiti deve essere secondo me riconosciuto e portato alla luce dal terapeuta ed è anche nella relazione terapeutica che la persona può sperimentare di essere amata, accettata e apprezzata così com’è, senza dover andare oltre i propri limiti.
Quindi collegato al lavoro sulla fiducia in stessi (autostima) c’è un parallelo lavoro che riguarda la capacità di accettazione dei propri limiti, e ciò per me è anche collegato al poter finalmente prendersi cura di sé, volersi bene e rispettarsi.

Potersi fidare di se stessi e scegliere cose buone per sè

E infine aggiungo qui un”ultimo collegamento importante per me; se si “impara” a fidarsi di sé, e a stare entro i propri limiti, si scoprirà inevitabilmente che non si può avere tutto, fare tutto, etc etc, e che quindi vanno fatte delle scelte per, come dire, restare “fedeli” a se stessi, possono essere microscelte, (per es stasera non esco, oppure esco) oppure possono essere macroscelte (cambio lavoro, cambio partner, …). E per scegliere bisogna secondo me inevitabilmente imparare a dire di no, perchè quando si sceglie qualcosa, qualcos’altro si esclude , si nega e si rifiuta. Lo scopo principale di tutti i possibili modi di lavorare con chi ha problemi di autostima e quindi fondamentalmente non riesce secondo me a stare bene con se stesso è quindi quello di portare la persona ad accettarsi, apprezzarsi e amarsi di più.
Io credo molto in questo tipo di lavoro e credo che sia molto importante per il benessere interiore di ciascuno di noi.